mercoledì 31 dicembre 2014

M come Mercoledì trentuno dicembre Duemilaquattordici!


M come...
Mercoleditrentunodicembreduemilaquattordici!



E così, anche quest'anno, come da calendario, sta per terminare.
Tra giorni lieti. E giorni tristi.
Sorrisi, risate. Magari anche dolore e lacrime.

In un susseguirsi di attimi. Di istanti. Che chiamiamo giorni. E diventano anni.
Che passano. Come da calendario. E che sono semplicemente vita.

Non sempre magari sono stati come avremmo voluto che fossero.
Altre volte inaspettati, sono stati invece più dolci di come avremmo pensato potessero essere.
L'importante, e sembra retorico e scontato, ma non lo è per niente, 
è che ad ogni giorno ne possa seguire un altro.

Un calendario e la fine di un anno possono servire per una visione d'insieme più ampia.
Uno sguardo ad un passato che è trascorso. Comunque. E di cui essere grati.
Ed una prospettiva pratica verso un anno che inizia. Che sia sempre migliore di quello precedente.
Si prenda il nuovo calendario, e lo si apra.
Spesso ci aspettiamo che siano gli altri a renderlo bello.
A riempirlo. A colorarlo.
Invece io, quest'anno, come proposito per il nuovo anno, non farò buoni propositi.

Metto me stessa come unica causa ed effetto della riuscita di ogni mio giorno.
Indipendentemente dagli eventi, 
cercherò di essere. Per poter fare!

Facendo in modo di impegnarmi affinché ciò che è nelle mie possibilità, succeda.
Far si che la nostra predisposizione al sorriso, alla positività, alla bellezza, 
partano dalla nostra volontà a guardare oltre.
E non aspettare che quell'oltre sia domani o dopo o siano gli altri.

Essere sorriso. Essere pace. Essere amicizia. 
Essere mano che stringe. Essere abbraccio.
Essere verità. Essere luce.

Essere capacità di lasciare perdere le cose che avvelenano. Che innervosiscono.
Che ogni giorno sia un nuovo inzio. 
E il calendario sia solo una necessità per dare forma ad un tempo che scorre.
Facciamo in modo di non subirlo. Ma di viverlo! Ogni adesso. Ogni giorno.

E a mezzanotte di questo trentuno, e ogni sera di ogni nostra giornata, 
con il resoconto di ciò che abbiamo vissuto, lasciamoci dietro anche i rancori, 
le cose che ci hanno tolto tempo, le discussioni, 
e ripensiamo, 
tenendoceli stretti pieni di riconoscenza, 
gli abbracci, i baci, le buone parole, le belle persone e coloro che ce li hanno donati.

Che si possa continuare a sognare. Che non significa per forza credere ai sogni.
Che la mente accetti la speranza. 
Che non è utopia od illusione.
 Ma che è certezza dell'oggi e fiducia nel domani.
E nell'amore!

Buon nuovo anno portando nei cuori chi ha terminato la sua vita. 
Ma che continua a vivere nella nostra. 
Col potere dei ricordi e dell'amore! Oltre la morte e il tempo ed il dolore.

Che il Duemilaquindici sia serenità, letizia, fermento, zucchero e sale. Vita!
E che il sole e la luna illuminino sempre i nostri giorni 
in un alternarsi di nuvole, 
di eventi, di umori.
E di giorni e di mesi! 
Che il tempo che scorre comunque, sia vissuto!

Siamo per primi noi ciò che vorremmo che gli altri fossero.

Respiriamo. Meno critiche e giudizi. Più compassione ed empatia.
Facciamo e non pretendiamo.
Ritroviamo il bello che abbiamo intorno a noi. 
Spostiamo lo sguardo alla ricerca di ciò che riempie e non ciò che svuota.
Che si possa essere energia! Siamo noi stessi!
Siamo ciò che ci rende felice. Rendiamo felici! 
Siamo ogni giorno, il nostro buongiorno!
Che si possa essere il più possibile autori 
e artisti della nostra vita!
Ci troviamo l'anno prossimo!
Prospero e abbondante di cose belle sia l'anno Duemilaquindici!
Vostra, piena di riconoscenza e amore,
M as me 




lunedì 29 dicembre 2014

M come Morbida torta con mele e pere!

M come Morbida torta con mele e pere!
Deliziosa se gustata tiepida.
E' fondente e necessita di una forchetta per essere mangiata.
Rimane umida. Ma compatta e leggera.
A me piace tanto offrirla come merenda oppure come dopo pranzo o cena col caffè.
Vi lascio la ricetta. Per teglia da 24/26 cm.



Preriscaldare il forno a 180°.
Cuocere la torta per almeno 50 minuti.
Controllate che si colori. Non si gonfierà moltissimo.
E non dovete farla asciugare troppo o seccare.
E' un dolce buono tiepido e deve rimanere morbido e non asciutto.



Ingredienti:


2 mele (tagliare a fette)
1 pera abate (tagliare a cubetti)
2 uova
1 bustina di lievito
Farina 200 grammi
Fecola 100 grammi
Zucchero 200 grammi
Latte un bicchiere circa 200 ml
50 grammi di burro
50 grammi di olio EVO
Un pizzico di sale
Succo di mezzo limone

Cannella in polvere (a piacere)
Vaniglia (a piacere)
Noci (a piacere)

Zucchero a velo per la decorazione


Sbucciate e tagliate a fettine la frutta.
Spremete il limone e versatelo sopra.
Spolverate almeno un cucchiaino di cannella e mescolate.

Sbattete le uova con lo zucchero.
Aggiungete il latte. Il burro ammorbidito e l'olio.
Unite la farina, la fecola, il lievito, il pizzico di sale, la vaniglia.
L'impasto deve rimanere piuttosto denso.
Aggiungete nel caso, farina per regolare.

Unite al composto ottenuto le mele e le pere tagliate e il succo di limone e cannella.
Incorporate le noci, almeno una manciata.
L'impasto diventerà così della consistenza perfetta.



Riempite lo stampo. Sarà piuttosto pieno in quanto la torta si gonfierà poco.

Infornate per almeno 50 minuti a 180°.

Lasciare che diventi tiepida e spolverate lo zucchero a velo.
Servitela ancora calda. Su piattino e con forchetta!
Rimane morbida e si scioglie in bocca!

M come Mi piace moltissimo!






venerdì 26 dicembre 2014

M come Magica Sabbia Cinetica!



M come Mani in pasta! 
Meglio, M come Mani nella sabbia!

Il 26 dicembre. Grazie alla scatola meravigliosa di sabbia M come magica!
Sabbia in movimento!
Candidato da M as Me come Miglior regalo Natale 2014, 
trovato sotto l'albero di M as Me,
direttamente dalla Svezia,
ecco a voi:
La sabbia cinetica. Kinetic Sand!





Guardatela anche qui!


Perfetta per tenersi in allenamento e fare formine e impasti.
In attesa di andare al mare!
Bimbe impegnate e appassionate di questo dono da parte di Santa!
Non richiesta e non presente nella letterina per Babbo Natale!
Mamma soddisfatta e contenta per aver sorpreso le ragazze con questa scatola.
Che sono incantate e affascinate da questa sabbia che non sporca.
Che si muove, si impasta, non secca.
Curiose e subito sorprese!
Direi che #celapossofare!



Regali differenti! E divertenti! Sprigionatori di fantasia! 
Creatori di immaginazione!
Teste e mani in movimento!

Merry M as Me

#masme #kineticsand #me 



mercoledì 24 dicembre 2014

M come Magia della Vigilia di Natale!

M come Magia! 
Fino a quando al mondo ci sarà qualcuno che crederà che in questa notte 
qualcosa di magico succederà, varrà la pena di continuare a sognare! 

Che in questi giorni di festa ci siano cuori pieni di amore e non solo pance piene di cibo. 
Che si possa ascoltare e non solo parlare. 
Che si possa ricevere e anche donare. 
Abbracci e baci e parole sinceri. 
M come meravigliatevi per il vostro respiro. 
Per la vostra capacità di sorridere. Nonostante tutto. 
Vivete la magia. Assorbitene il bello ed il buono. 
Andate oltre a tutto il resto. Siate riconoscenti per ciò che si ha. 
Ed è spesso molto di più di ciò che si pensa. E certe cose valgono tanto! 
Siate luce e lasciatevi illuminare. 
Rispettate chi non si sente di festeggiare. 
Rispettate chi celebra con allegria. 
Natale è rito e tradizioni. 
Natale è come uno desidera sentirlo!
Ognuno viva questi giorni con la semplicità che il Natale per me è: 
Luce che possa essere speranza e pace e che infonda amore. 
Per tutti!
 Buon Natale! 




M come Mercoledì! Merry Xmas!



M come Merry Christmas! Buon Natale.

Merry, in inglese, suona un po' più come "festoso", "lieto", "vivace", "piacevole".
Si festeggia il 25 dicembre e si celebra, da almeno quasi duemila anni, 
per ricordare la nascita di Gesù. La venuta di Cristo sulla terra. Christmas!
A me piacciono le tradizioni. 
A prescindere dall'aspetto religioso che si vuole attribuire a questa festa, 
io trovo sia un momento dell'anno pieno di luce.
Nonostante sia a dicembre, in pieno inverno. 
Periodo di buio e freddo in cui la natura si riposa e non ha colori.
E senza la celebrazione del Natale non si avrebbe occasione per fermarsi almeno un momento e riflettere. 
E prendere fiato.
Non avremmo le luci che brillano ed illuminano a festa e a giorno le strade in questi giorni di dicembre.
Non avremmo le canzoni allegre e romantiche e che tutti oramai conoscono e canticchiano.
Non avremmo gli alberi di Natale e le decorazioni tipiche di questo periodo.
Non avremmo occasione di allestire i Presepi che tanto cari furono anche a San Francesco, 
e ricordare per chi crede, la nascita povera di un Re bambino semplice e dolce 
che predicherà la pace e il perdono e l'armonia tra i popoli.
Non avremmo le nostre tradizioni. 
E se non le mantenessimo con entusiasmo, perderemmo la nostra identità.
E' ricchezza poter vivere le tradizioni così come ci sono state trasmesse.
Con riti che sono sicurezza e punto di arrivo.
Natale è cultura. Natale è condivisione.
Oguno di noi è libero di vivere il suo Natale come ritiene opportuno.
Spesso si critica l'aspetto più commerciale di questa festa.
Ma alla fine nessuno ci impone di esserne coinvolti in maniera consumistica.
O in maniera solo ed esclusivamente religiosa.
La magia del Natale credo proprio sia questa semplicità che deve superare le apparenze, 
le imposizioni, le aspettative e la materialità della festa.

E sta a noi trovarla e viverla questa semplicità, e approfittare di questa festa per dire grazie.
Per accogliere questa Luce che porta serenità, letizia, speranza.
Il messaggio del Natale è dei più dolci e tra i più forti e difficili da comprendere ed apprezzare.

La felicità, l'essere lieti, il saper sorridere sono dei doni che bisogna coltivare per poterne godere.
In questa festa ci saranno assenze che sono presenze forti nell'amore e nel ricordo di chi continua a sentirne la mancanza. 
Ci sono Natali più lieti e ricchi ed altri più tristi ed austeri.
Ma la Luce che illumina la notte di Natale viene per dirci di stare lieti.
Viene per avvolgerci e abbracciarci e darci forza.
Viene per indicarci la strada per essere felici.
Con poco, con gli amici, con ciò che abbiamo, come possiamo.
E non voglio questa volta che le mie parole siano troppe e suonino retoriche.
Vorrei augurarvi di cuore un Natale che sia piacevole. 
Siate lieti. Siate calmi. Siate in ascolto. Siate accoglienti. Siate le vostre famiglie.
Siate compassione. Siate armonia.
Sentite e vivete il vostro Natale. 
Che sia buono. Che sia festoso. Che sia sorriso e abbraccio.
Che sia Luce. Che si possa essere Luce.
Che sia amore e buona volontà per sentirci felici. Nonostante tutto.

Vi abbraccio, vi ringrazio, vi auguro un Natale "M come Merry"!
Vostra,
"Em es Mì"


Posso chiedervi se nelle vostre famiglie c'è un rito o una tradizione che ripete ad ogni Natale?

Io condivido la mia, tramandata da mio Nonno paterno ed ora mantenuta da mio Padre.
Ed anche da Me. Da quando vivo da sola!
La sera del 24, prima di andare a letto, oltre al latte per Babbo Natale e le mele per le sue renne, io metterò dell'acqua in una scodella. La mattina del 25 la farò bere a tutta la famiglia e agli amici che verranno quel giorno a casa nostra. Sarà "l'Acqua del Bambin". Che con il suo passaggio l'ha benedetta dando all'acqua pura il valore grande e prezioso che ha.
Un gesto semplice ma che mi riporta alle mattine in cui noi nipoti si correva a fare gli auguri di Buon Natale ai Nonni e controllare cosa ci fosse per noi lasciato da Gesù Bambino!




martedì 23 dicembre 2014

M come Menorah!







M come Menorah! 
Il mio candelabro. A cui tengo moltissimo. Dono della mia quasi "Mamma per la legge".
(In pratica suocera, ma suona proprio male considerando che lei è una delle Mamme più dolci e strepitose e simpatiche e affascinanti che io abbia conosciuto e pur non essendolo mai divenuta ufficialmente, mia madre "in law", rimane ancora oggi la mia Mom in love).
Il mio Menorah  me lo sono riportato, rientrando dagli Stati Uniti, con grande cura. 
Oggetto prezioso. Carico di significato. Importante.
E soprattutto è per me un onore il fatto che adesso mi appartenga.
Come la tradizione, quella ebraica, che rappresenta in questo periodo dell'anno, quella della festività di Hannukah!

Se vi va, è in inglese, qui trovate molti dettagli, la storia, le tradizioni, le ricette:
http://www.chabad.org/holidays/chanukah/default_cdo/jewish/Hanukkah.htm




Sono riconoscente ai tanti amici di tradizione o religione ebrea sia in America che in Italia, che mi hanno permesso di festeggiare Hannukah con loro!
E per avermi fatto amare questa festa.

Per ulteriori dettagli, il sito in inglese spiega come accendere e come si vive il Menorah è:
http://www.chabad.org/holidays/chanukah/article_cdo/aid/103868/jewish/Menorah-Lighting-Guide.htm

E come un privilegio ed una ricchezza da tramandare, ora la condivido con le mie bambine.
Questa sera al tramonto, come abbiamo fatto le sette sere precedenti, abbiamo acceso il nostro Menorah. Per l'ottava volta, per terminare la nostra Festa delle Luci. 
E celebrare Hannukah!




Per la mia Seienne è oramai una tradizione a cui partecipa con entusiasmo.
Hannukah solitamente cade tra fine novembre e il mese di dicembre.
Dura otto giorni. E le date variano ogni anno seguendo il calendario ebraico.
E' conosciuta come la "Festa delle Luci", Festival of Lights.



Quest'anno è iniziata al tramonto di sabato 16 dicembre ed è finita al scendere della sera di oggi, martedì 23 dicembre, nel "momento in cui tre stelle appariranno nel cielo".
Con l'inizio dell'inverno e diventando le notti più lunghe, le luci del Menorah di Hannukah ci illuminano le sere ricordandoci che anche nel buio più buio, ci può essere Luce!
Per otto sere consecutive si accende la candela centrale (che si chiama shamash) del Candelabro e con quella, una candela in più in aggiunta ogni sera.
Le lasceremo illuminare la sera, fino a quando si consumeranno tutte e si spegneranno da sole.
Nelle scatole ci sono infatti 45 candele. Serviranno per gli 8 giorni!
Non vengono spente ma lasciate brillare!
Fino all'ultima sera quando, sempre con quella centrale, le accenderemo tutte e otto.
Riempiendo tutto il nostro Menorah.
In memoria del miracolo dell'olio che, sufficiente per una notte sola, riuscì ad illuminare il tempio di Gerusalemme per otto notti consecutive.
Ogni sera si aprono dei piccoli doni, che rappresentano la generosità nel donarli e la riconoscenza per averli ricevuti.
E' una tradizione che mi è sempre piaciuta e mi commuovo ogni volta che la celebro.
Ho ascoltato tante storie di diverse famiglie. La storia di Hannukah ha riferimenti precisi.
E molti che sono divenuti parte dei racconti e che arricchiscono il fascino di questo evento storico.



E davvero questa festività rappresenta speranza, fiducia, coraggio e Luce!
I bimbi sono sempre protagonisti e pieni di entusiasmo recitano la preghiera di rito, ringraziano ed accendono la candela. Contando le sere mancanti e celebrando mangiando cibi a base di olio.
I tipici Potato pancakes e i fried donuts.
I colori tipici di questo periodo sono l'azzurro scuro e l'argento!
Buona serata di Tevet, la serata di chiusura di Hannukah!
E felice Hannukah a chi lo celebra!
Con riconoscenza e luce,
Marina M as me






mercoledì 17 dicembre 2014

M come Mercoledì. Me lo sentivo...

M come Me lo sentivo. 

Io al supermercato meglio che non ci vada. Preferisco fare la spesa in centro.

Ma avendo necessità urgente di alcuni articoli ed il camion giallo col pomodoro previsto solo dopo due giorni, decido di recarmi al Centro Commerciale con la Sedicimesenne. Non avrei perso tempo tra le corsie. Entro.
Recupero le emergenze. Tutte impilate tra spalle e braccia. 

E già questo sarebbe stato sufficiente per la nomination a furba del mese del reparto salami (salumi). Un cestino con le rotelle? Ma io #celapossofare.


Tutto fila liscio. Vado in cassa. Ovvio non mi serve il sacchetto e non ho la tessera.
Passo indenne anche questo ostacolo e con fare deciso varco la porta dell’uscita. Mi dirigo alla macchina.
Sento qualcuno che chiama “Signorina! “. Non mi giro. 

Oramai oltre a darmi del lei, mi becco pure della signora. 

“Signorina!”. Saranno state le All Star borchiate. I jeans.
O il capello fresco di messa in piega (dietro liceo davanti museo).
Sta di fatto la signora ce l’aveva con Me.
Sfodero il sorriso di chi ha iniziato la giornata per il meglio e si è presa della signorina a 40 anni.
Ignara chiaramente di quello che l’aspettava.


“Signorina mi può aiutare?”.

 “Certo, se posso”.


Sempre in equilibrio con pacco pannolini e ed O sull’anca e due bottiglie di tè in vetro, il mio preferito al quale non ho potuto resistere, mi metto in ascolto.


“Signorina non trovo la macchina” mi viene detto in evidente e marcato dialetto brianzolo con accento tipico canturino.
Io, col mio italiano e senza poter utilizzare il mio dialetto scolastico ormai polveroso da quando sono morti i nonni, avrei voluto dire e sottolineare alla signora che probabilmente, come spesso capita, non ci si ricorda dove la si è parcheggiata.
Ma la signora mi dà convinta di nuovo della signorina e insiste che non trova la sua macchina, pertanto sfodero un più ruffiano e diplomatico:
“Pensa gliel’abbiano rubata, Signora? (Come no?!!?). Non si agiti che risolviamo”.


“Signorina era una Seicento grigia metallizzata targata XY”.
Caspita sa pure la targa e non si ricorda dove l’ha parcheggiata. Andiamo bene.


Guardo veloce tra le macchine. Ovvio tutte grigie (varie tonalità e bianche).
“Signora si ricorda da dove è entrata? Magari ha parcheggiato vicino all’ingresso che ha usato”.
Tra l ‘altro non c’era molta gente e molti posti erano vuoti.
“Signorina (ecco ormai sapevo che era un mero intercalare) mica me l’avranno rubata?”.
Ma anche no. Il mio era un pour parler per non dirle spudoratamente che non si ricordava dove l’avesse messa ‘sta macchina. Ma se la macchina avesse avuto un quarto dell’età della signora, avrebbe sicuramente vent’anni.
Acceno a un “Tutto può essere, ma penso di no. Proviamo a cercarla.” Ecco.
La signora da questo momento, offesa per la mia supposizione, non mi rivolgerà più la parola iniziando con Signorina. “Cosa dice? Ma le pare che io non sappia dove parcheggio la macchina?
Tutte le mattine vengo qui al bar per il caffè con le mie amiche”.
“No Signora, non mi permetterei mai. Mi scusi. Cercavo solo di trovare una soluzione. A me capita di dimenticarmi dove parcheggio”.
“A voi giovani capita. Mica a me.” 

Anche questo “voi giovani” ha contribuito al plagio. Si sappia.
“Certo. (Come non le capita mai?!?!) Vuole che proviamo a chiedere alla guardia giurata che staziona all’ingresso se ha visto movimenti sospetti o una Seicento grigia metallizzata che vagava per il parcheggio”?
“Ecco vada a chiedere, vengo con lei”.
Insomma per farla breve la mia sosta e la mia permanenza nel parcheggio è durata più di mezz’ora con la signora ultraottantenne al seguito. Nel frattempo mia figlia si era scolata mezza bottiglia di tè.
Felice dei giri sull’anca della madre.
La guardia, più ortodossa di me ha sputato in faccia l’amara verità alla mia Signora.
“Ma la cerchi, non si ricorda sicuramente dove l’ha parcheggiata.

Quale Carabinieri! “.

Perfetto. Oramai c’era chi era odiato più di me. 

Torno signorina e gentilmente quasi in lacrime, mi viene chiesto di girare per il parcheggio per trovare la Seicento.
La signora è offesa. Un po’ triste. 

E le dico di aspettare che mi faccio una camminata.
Con figlia sempre sull’anca. E la spesa sottobraccio. 

Nulla di fatto. Non c’è ombra della Seicento.
Nemmeno mezza. Torno dalla signora. Abbastanza delusa per non aver trovato la sua macchina e soprattutto per aver dubitato che si fosse solo dimenticata dove se l’era parcheggiata.
Pure io che dubito di una nonnina. Che si ricorda pure la targa. 

Io, per dire, quella della mia auto non la conosco.
“Signora ci pensi bene, di solito dove la parcheggia?”. Ricominciamo.
“Signorina, mi creda, sempre qui. Venga. Ho il tagliando arancio per mio marito, qui nello spazio giallo. La parcheggio sempre qui”. Ci rechiamo e nello spazio giallo e c’è una Micra di almeno un altro quarto dell’età della signora.
Vedo che le si illumina il viso. Sorride. Estrae le chiavi e le infila nella serratura. Sale. L’avvia.
Abbassa il finestrino: “Signorina grazie. Ha visto che non mi ero dimenticata dove l’avevo parcheggiata?”.
Oramai siamo amiche e mi permetto: “Sì ma questa non è una Seicento!”
“No. È la Micra di mia sorella. La mia Seicento è dal meccanico”.
No. Non #celapossofare. Mi ha fatto cercare per mezz’ora la Seicento scordandosi di essere uscita in Micra!
Se solo non mi fossi fatta plagiare dal Signorina! È stato quello che mi ha fregato.
E lei, ha fatto un po’ come uscire in Ferrari e cercare la Porche!
Peccato che l’abbia fatta cercare a me, la Porche!
Lezione assolutamente imparata: se qualcuno mi chiama signorina e parla il dialetto canturino al parcheggio del Bennet, non si sta ovviamente rivolgendo a Me!
Buon mercoledì!
“Em es mì”

domenica 14 dicembre 2014

M come Mi sembrano gustosi! Pizzoccheri!

M come Mi sembra un gustoso ed incoerente modo di terminare una nebbiosa domenica di metà dicembre. 
Dopo aver letto i miei due nuovi tomi su "I cibi più sani al mondo" e "Cosa mangiare", 
e aver considerato le innumerevoli ricette deliziose, naturali e sane, rifletto.
E decido di preparare: i Pizzoccheri!



Un piatto tipico della Valtellina che a noi piace molto. 
Pasta di grano saraceno. Formaggi di alpeggio. Verdura, molta. Fagiolini. 
Coste. Patate. Zucchine. Verze. Erbette. E salvia. E burro.
 #celapossofare a concludere questa giornata. 
In perfetta e consapevole ipocrisia. Ma appagante e piena di piacere. 
Non li ho trovati citati nei libri ma solo perché probabilmente (e solo per questo, il fatto che ci sia un po' di burro non c'entra nulla) è un piatto territoriale ed italiano. 
 Buona serata! #masme #me #pizzoccheri

sabato 13 dicembre 2014

M come Mondo! La Svizzera!

M come Mondo.
 Zona di confine. Como. Noi comaschi andiamo in Svizzera. In 5 minuti. 
Ed ha sempre il suo fascino poter espatriare. 
Anche solo per andare alla Coop.
 O a far fare un giro sul trenino del Villaggio di Babbo Natale alle bimbe. 
Buona giornata di luce. Buona Santa Lucia! 
Anche alla mia Sofia bergamasca! #celapossofare #masme #me

mercoledì 10 dicembre 2014

M come Mercoledì! Via Matteotti e i suoi negozi!

M come Mercoledì.
Come anticipato, nuovamente in Via Matteotti!
E questa volta per ripercorrere insieme i negozi e le attività che negli anni si sono susseguiti!
Oramai mi sto appassionando! A questa Via e alle sue storie!
Spero questa sia una possibilità di condividere i ricordi preziosi che magari non sono ancora stati ritrovati. Per poterli aggiungere e conservare. Importanti. Tutti.
Come l'opportunità offerta dal gruppo "Sei di Cantù se..." che ci ha dato lo stimolo e l'entusiasmo di iniziare questa passeggiata attraverso la Via e la storia che l'ha animata.
In questa settimana ho ascoltato con così tanto interesse dalla voce di figli o nipoti di commercianti storici della via, aneddoti ed episodi di tempi moderni e un po' meno recenti, che oramai il mio è amore!
Se volessi parlare di questa via, nella mia rubrica di metà settimana, e mi dovessi ritrovare senza argomenti, con M come Matteotti, avrei materiale e racconti da condividere per un bel po' di tempo.
Che emozione. Avevo i brividi mentre sentivo la loro narrazione.
Mi sembrava di vedere i frequentatori di fine Ottocento. O quelli dei primi anni Ottanta.
Ho curiosato tra i libri ed internet e ci sono foto che riproducono bene la vitalità della nostra bella strada pedonale e rendono meglio l'idea di come sia cambiata negli anni.
Cercherò in breve, e qui so che qualcuno già mi accuserà di essere invece come sempre prolissa e poco sintetica, e questa volta a ragion veduta me lo scrivo da sola e vi avviso, di riportare, come promesso, le condivisioni del gruppo di Facebook  aggiungendo qualche cosa che ho recuperato andando a disturbare dentro e fuori dai negozi, gli esercenti che si sono dimostrati tutti, come gli utenti del Social Network, pieni di entusiasmo e con molta voglia di donare i propri ricordi.
Con la promessa di aggiornare man mano che mi lascerete dei commenti.


Ringrazio di cuore tutti quanti! Grazie davvero!

Nella mia ipotetica passeggiata per la via e nel tempo, partirò da Piazza Volontari della Libertà.
Che i canturini conoscono come Piazza San Rocco. 
Da qui scenderò ed arriverò in piazza Garibaldi. Partiamo!





Dove adesso c'è Il Fornaio Beretta, c'è sempre stato un forno. 
Quello della signora Camilla con il suo pane! 
Di fronte, altrettanto famosa la Gastronomia Molteni dove Ilia si ricorda che comperava 
"gli affettati e l'insalata russa" la domenica mattina, dopo la messa!
Dal 1996 i suoi locali sono occupati da D'Oro.
Accanto le vetrine di Marzorati Leone, il nostro Leunin, 
che vende frutta e verdura e prodotti tipici da tutta Italia, dal 1931. 
Prima occupando i locali dell'attuale Cartoleria Marzorati, 
e successivamente subentrato nell'attuale negozio che ospitava il marchio Stefanel.
E prima la Rosa Becal! 
Ve ne siete ricordati in molti della Becala e della sua merceria!
Ai suoi tempi, accanto a lei, c'era la Cartoleria delle sorelle Pina e Flora Colombo.
 Oggi il negozio è chiuso.
Proseguendo troviamo il Minimarket, per anni Despar,
 e prima ancora Cooperativa Agricola del Popolo e dove ad inizio secolo si vendeva vino. 
Quello prodotto sulle colline di Cantù! Si, esatto. A Cantù c'erano le vigne!
Di fronte la Corte San Rocco. 
Con ingresso da Salita Brambilla c'era la Trattoria Trani.
Poi il signor Dacò aprì il primo negozio che vendeva tv in bianco e nero!
Qualcuno se lo ricorda di voi?
Dove ora c'è la Pro Cantù c'era la drogheria Scotti. 
Che divenne poi Farina quando la Figlia dei Signori Scotti sposò il Signor Farina! 
Che conosciamo tutti! E che rimarrà qui fino al 1984 quando si sposterà dal Prutas!
Al posto del Signor Silvio!
Nella drogheria c'era anche una piccola Buvette dove i pendolari che aspettavano il trasporto pubblico per andare a Milano che passava appunto da Via Milano, 
si rifugiavano qui soprattutto in inverno a bere qualcosa per scaldarsi.





Proseguendo su quel lato c'è un portoncino chiuso. 
Qui il signor Carugati vendeva sementi!
"Il "sumenzat" era il padre dello stesso Carugati dove all'interno della corte,
 ha un negozio di elettricità" sottolinea Fabio. 
E Rossella dice che comperava "le luminarie di Natale, spettacolari, in vetro"!
Accanto attualmente c'è il negozio La Croisette. 
Fino a qualche anno fa c'era il fiorista Polliceverde.






Di fronte la Farmacia Sonvico. 
In questi locali dal 1775 si sono dati il cambio diversi farmacisti.
Dal 1880 ci fu il Dottor Antonio Giussani.
Nel 1928 prese la Farmacia il Nonno dei Dottori Sonvico,
 e nel 1946 il loro Papà, di ritorno dalla guerra.
Io sono innamorata dell'atmosfera antica della prima sala di questa storica farmacia canturina!
Le boiserie, i vasi, i mortai, le bilance sono lì a ricordare come un tempo la farmacia fosse una scienza e un'arte e spesso i farmacisti considerati metà dottori e metà chimici e molto maghi in grado di mescolare e mischiare e creare pozioni capaci di guarire! 
Dei veri e propri scienziati! Dei Maghi!
Questi locali sono impregnati di storia ed entrando dal primo ingresso sembra sempre di respirare un po' di antico, di vissuto, di quella magia.
I Dottori Sonvico hanno mantenuto e anzi, valorizzato questo patrimonio
 e noi possiamo avere una "ricostruzione" storica di una farmacia di inizio Novecento, 
che è sicuramente una stupenda opportunità di cui andare fieri.
Quando entro non vorrei mai andarmene.




Uscendo dall'ultima porta, sulla sinistra trovo il parrucchiere Equipe Ornella.
Ma qualche anno fa avrei trovato la Gianna Filati e il suo negozio Phildar!
Pieno di gomitoli colorati di lana e di cotone. 
Uno dei primi franchising come ricordano Mariarosa ed Anna!
Subito dopo la gioielleria Cappelletti. 
Gioiellieri in Cantù dal 1937 ma in questa sede di Via Matteotti dal 1957!
Segue un altro esercizio storico della via: il Toppi che è presente dal 1925.
Inizialmente in uno dei locali accanto alla Becala, e poi in quelli attuali.
Vendeva tessuti. I vestiti venivano realizzati dai sarti e ancora non c'era commercio di manufatti!
Siamo prima della seconda guerra mondiale.
Sotto i portici di fronte c'è una profumeria, l'unica rimasta di tre che ospitava la Via. 
Che fu ancor prima un negozio di abbigliamento giovane. Il "Ciao Ciao". (Cit. Cristina).
Ed è possibile anche la Singer come mi ricorda Lucia?






Torno indetro qualche metro. 
Dopo (o prima) del negozio di alimentari dei Signori Montorfano, arrivo al famoso civico 33! 
Oggi il bellissimo cortile delle Ortensie.
Corte dove ha avuto sede il "Fusat". 
Che vendeva casalinghi ma anche alberi di Natale, 
insomma da lui si trovava di tutto e di più! 
Ed è un ricordo davvero forte in tanti canturini!
Segue il negozio che negli anni Ottanta e Novanta è stato occupato da Carin bijoux!
E chi è nato negli anni Settanta come me, se lo ricorda molto bene!
Nel piccolo cortile dove dal 2001 Carlotta vende gioielli e vestiti originalissimi, 
pensate, prima c'era una mangiatoia!




E dove adesso c'è la Benetton Bimbi cosa c'era? 
Le proprietarie lo gestiscono da ben 25 anni!!!
Abbiamo percorso un terzo di Via Matteotti. 
Dal 1969 tolsero il passaggio della "Filovia" che prese il posto del tram qualche decennio prima.
Fino al 1988, anno del rifacimento del manto stradale con l'attuale piastrellatura, rimase semi pedonale con delle catenelle che bloccavano il traffico magari nei fine settimana.
Dopo invece divenne isola pedonale come è tuttora.
Prendiamo fiato e riprendiamo la nostra camminata.




A sinistra c'è il palazzo delle Canossiane. Oggi sede dell'Oratorio femminile e della scuola dell'infanzia della parrocchia di San Michele.
Di fronte, partendo qualche passo indietro, la cartoleria La Matita che ha chiuso in estate, 
prima c'era l'Ottico Cappelletti che adesso si è spostato 
di una vetrina e che dal 1978 è in Via Matteotti.
Arriva poi il negozio di scarpe della famiglia Lietti,
 che qui commercia dal 1929 e la cui bottega non ha subito molti ammodernamenti 
rimanendo e conservando un fascino vintage.
E poi c'era il Poldin, con "la premiata macelleria Marelli" come scrive Armando, 
al posto del negozio fu "Thun".




E accanto il bar Caffè Caffè che però tutti chiamano ancora "La Latteria".
Si mangiavano coni di panna montata fresca, e così tante persone me ne hanno parlato!
Nei locali che seguono si ricorda la corsetteria Florian.
Dopo aver attraversato la salita Camuzio, un altro esercizio storico, l'abbigliamento Toppi.
L'Agenzia Viaggi... cosa c'era qui? Chi si ricorda? 
Annamaria interviene: 
"Il Frutteto", piccola boutique di frutta e verdura di cui era assidua cliente!
La gioielleria Fasana dal 1925.
E la gastronomia La Baita. Che è stata per molti anni di Severino.
Poi troviamo Io Laura. 
Prima qui c'è stata la Pellicceria Caimi.
E ancora prima la cappelleria della Signora Marisa Maspero!
Vendeva guanti e cappelli!
Dove ora c'è il Pancho, c'era il negozio che tutti noi bimbi ci ricordiamo molto bene. 
Quello con la girandola stilizzata e l'insegna blu. 
Il Mantovani giocattoli! 
Ale e Fabio ed iostessa ed in tantissimi "ci hanno lasciato gli occhi"!
E prima di lui c'era una ferramenta.





Riprendo dall'altro lato. I portici di metà Via Matteotti. Senza colonne!
 Quelli di un'altra farmacia che fa parte della storia. Quella Centrale!
Quelli della Profumeria centrale al posto di Edoardo Castelli oggi.
E il primo negozio che sembra stia riaprendo, 
e che ha ospitato le attività di "Tentazioni" (oggettistica) e poi la Sisley.




E siamo al cuore, al fulcro della Via e di Cantù: la storica Pasticceria Colombo!
Prima licenza per questa attività in questa sede,
 rilasciata al signor Colombo Angelo fu Protaso nel 1868!
Come ricorda il dipinto sul muro dietro al bancone del bar.
Qui si sono festeggiati matrimoni e battesimi e se i muri parlassero, 
avrebbero davvero tanto da raccontare!
Nel 1984 lo ritirerà la famiglia Farina, gli stessi della drogheria.
La mia nonna veniva a bere un tè "in del Prutas". 
Io dal Colombo. E mia figlia alla "Pasticceria Farina"!
Prima qui c'erano le scuderie dei nobili Calvi. 
I proprietari della Villa che diventerà Municipio di Cantù 
e che vediamo da Via Matteotti in fondo a Largo XX settembre.







Dopo un caffé proseguo e trovo l'attuale boutique Maspero. 
Graziana però aprì la sua prima attività in uno dei locali della famiglia Zanfrini.
Al suo posto attuale invece aveva sede la lavanderia 1H, una delle prime ad offrire questo servizio.
E pensate, prima, proprio qui, venne rilasciata la prima licenzia per supermercato a Cantù
che verrà trasferita per aprire il Bennet in Piazza Garibaldi! 
Per i canturini questa è davvero storia!
Continuiamo.

Pub Le Colonne. 
Frequentatissimo e per anni attività di grande successo, 
questo bar, oggi "Civico 3", negli anni Ottanta e Novanta 
fu destinazione di tantissimi adolescenti e giovani che si riunivano
 e ritrovavano qui e sotto i portici di fronte.
Quelli della profumeria Ilia per intenderci. 
Che era al posto del colorificio ma che ad un certo punto si scambiarono i locali
 ed andò ad angolo dove c'era più spazio e oggi c'è Maspes.
Accanto un negozio di intimo. Che era "della Roberta".
E nel primo negozio vendevano scarpe... 
"Orsenigo/Arnaboldi, artigiani che creavano le calzature per i giocatori della squadra di basket" 
mi dice Annamaria. E Pinuccia aggiunge 
"E pensa che le scarpine Brunate dei bambini le allungavano fino a due numeri"
Proseguendo trovo oggi Fabrizia, che fu Ideal Seta (Simona me lo riporta) e prima,
 Maura dice esserci stata anche una lavanderia.






Nel palazzo di Zanfrini c'era la macelleria Rossi, 
"grandissima e una novità per quell'epoca, con le porte che si aprivano da sole e tutte le donne ma anche uomini ci sbattevano la testa, me compresa" ci racconta Maura!
E per qualche anno anche la Fiorucci commentano Maura e Patrizia.
Stiamo arrivando alla fine, e su questo lato
 c'è la storica pelletteria Elmir e di fronte il Tomato per alcuni, la Benetton per altri, 
per i giovanissimi la libreria Mondadori e per adesso, un negozio sfitto.
Ma Barbara e Rosalba negli anni Sessanta sono certe ci fosse l'esposizione di mobili Broggi!
C'è la Tavernetta (oggi Carnaby e prima drogheria Raddrizzani).
Ripartendo di fronte ai portici del Pub si ricorda una polleria, una bustaia e poi il magazzino/vetrina del negozio di Casalinghi e Liste nozze Arrighi, la Roberta dove oggi c'è Original Marines.




Ancora Arrighi e vicino una cartoleria "vecchia e buia che aveva di tutto" ci dice Patrizia.
Ed Emanuela aggiunge e specifica 
che "Le sorelle Pagnoni Franca e Nerina avevano la cartoleria, i pennini più belli e tantissime altre cose. Ricordo che tenevano anche le bambole di cartone con i vestitini intercambiabili"!
In tempi più vicini la confetteria Cappelletti, 
"con la dolcissima signora Mirella" come cita Maura C.
Siamo quasi arrivati alla fine. 
L'attuale gioielleria Galessi. Il negozio Iana.
Ricordiamo le tre pelletterie di inizio via Matteotti, lato Piazza Garibaldi.
Marechiaro. Che era un bellissimo hotel. Siamo agli inizi del 1900.
E la cui ristrutturazione ha conservato molto bene la struttura dell'epoca.
Che aveva anche un negozietto di frutta e verdura.
Io potrei continuare. 
Mi avete citato Matt 7, Saglio sport, il Priante, il bar Motta, la copisteria Cavalleri, 
il fruttivendolo Songia e tantissimi altri. Mi ci vorrebbero tanti post. Davvero tanti.

Io mi sono commossa. Se riesco aggiornerò continuamente questo post sul mio Blog!
In moltissimi me lo hanno chiesto. I commercianti mi hanno dato la loro disponibilità.
In tanti su Facebook mi hanno raccontato. Hanno condiviso. 
Sono più di cento anni di storia.
Stretti e vissuti tra le due Piazze Principali di Cantù. 
Un enorme patrimonio di grandissimo valore!
Interrompo così. Perché continueremo a raccontare. Mi sono entusiasmata.
A far rivivere i nostri ricordi e con essi le emozioni che ci legano e ci permettono di sentire e provare appartenenza ad un luogo. Ed a trascriverli. In parte. Con sicure inesattezze. 
Ma con l'impegno di raffinare i dettagli. E aggiungerne di nuovi!
M come Matteotti. Via Matteotti in Cantù.
To be continued...
Marina Montorfano













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