martedì 23 giugno 2015

M come Ma lo sapete?




M come Ma lo sapete che il 7 luglio arriverà,
fresco di stampa, in libreria,
il nuovo libro della nostra concittadina
Edy Tassi?
Vi ho già parlato di lei.
Della sua professione di traduttrice di libri.
E del suo talento.
Nello scriverne.
Dopo il sucesso di "Ballando con il fuoco",
a cui ho dedicato uno dei miei primi spazi in
"M come Mercoledi",
che se volete, lo ritrovate cliccando

QUI per leggere il post originale e completo sul blog,

è in arrivo l'attesissimo
"Effetto domino".
Edito sempre da Harlequin Mondadori,
verrà presentato a Cantù il 16 luglio, giovedì.
Non mancate.
Ci sarà Edy Tassi, l'autrice,
a raccontarvi dove le sue
dettagliate e minuziose e straordinarie descrizioni
ci porteranno questa volta!
Ore 21.
Presso il suggestivo Teatro San Teodoro.
Nel frattempo il booktrailer, intrigante e affascinante, vi permetterà di iniziare a viaggiare tra l'Africa ed il Lago di Como.
Con Gloria, la protagonista. E Marco.


EFFETTO DOMINO BOOKTRAILER

Vi scrissi che avrei parlato ancora di Edy.
Eccomi. E lo farò ancora.
Al suo secondo romanzo, ne sono certa, ci farà desiderare di poterne leggere un terzo.
E un altro ancora.
Segnatevi per ora due date.
Il 7 luglio:
uscita di Effetto Domino nelle librerie e online.
E il 16 luglio:
la presentazione dello stesso.
M as Me seguirà le presentazioni di Edy e vi terrà aggiornati su luoghi ed eventi.
Nel frattempo, vi anticipo la trama:


Non so voi, ma io non vedo l'ora di avere la mia copia tra le mani.
Pronta per essere autografata da Edy!

Buon Mercoledì,
orgogliosa M as Me

Qui articolo di Cantù News a lei dedicato:
http://www.cantunews.it/?p=12227

Noi


mercoledì 17 giugno 2015

M come Me pirata! Mercoledì 17 giugno!

Dolcenera. Tempesta in arrivo. Web

M come 
"Ma se a piovere e a morire non ci vuole niente",
citando un noto detto napoletano, 
pure a farsi male, ci vuole un attimo!
E così, davanti ad un espositore di collanine, 
nella splendida cornice di un villaggio del lago di Como,
un lunedì di vacanza, mi sono abbassata di colpo.
E mi sono infilzata un occhio!
Sfiorando per un attimo una tragedia ben più grave 
di quella che sembra invece essere 
"solo" una ferita (per quanto profonda ed estesa) sulla sclera 
(la parte bianca) del mio occhio sinistro.
Andava tutto bene. 
Un secondo dopo mi son ritrovata con un occhio sanguinante.
Trafitto dall'uncino di metallo di un raggio che terminava ad angolo retto.
Con la punta all'insù.
Molto simile a questo.
Ma con tre raggiere.
E ricoperto di bigiotteria.



Ho sentito male?
Abbastanza. Ma non da farmi perdere la calma.
Sono andata ad una fontanella e mi sono risciacquata l'occhio.
Appena finito di sanguinare mi sono recata alla prima farmacia.
Il dottore mi ha detto che non poteva aiutarmi.
Di andare dal medico di famiglia, l'unico che c'è in paese, 
e che riceve proprio accanto alla chiesa.
"Per sicurezza".
Su e giù. Per scalinate che mi sembravano interminabili.
Con le mie bambine disperate che "la mamma ha una ferita in un occhio",
aspetto il mio turno.
La diagnosi del secondo parere medico 
è di andare a Monza dove esiste un pronto soccorso oculistico 24 ore su 24.
Che vedeva una grande emorragia.
E che poco poteva fare se non raccomandarmi di recarmi ad un pronto soccorso.
Nessun ospedale vicino.
Nessun aliscafo.
Solo due traghetti che mi avrebbero portato alla macchina.
Non vedevo bene. Ed avevo un po' di male.
Ma ero più che altro spaventata ed agitata.
Nonostante continuassi a mantenere una calma surreale.
E' successo alle 17.30. A Varenna.
Alle 21 ero al Pronto Soccorso di Cantù.
Non usciva più sangue. 
Non mi sembrava il caso di portarmi le mie bimbe in ospedale.
Ho sistemato loro e sono andata.
Ringrazio gli infermieri e la dottoressa che mi ha ricevuto.
Mi hanno dato un codice verde.
Non avevo nessuno davanti con quel colore.
Solo moltissimi "bianchi" ed "azzurri".
Un paio di emergenze nel frattempo.
Con pazienza ho aspettato in silenzio il mio turno.
Alle 23 lasciavo l'ospedale.
Non sembrava avessi toccato iride o pupilla.
Mi hanno dato antibiotico. Una pomata nell'occhio.
Ed un antidolorifico.
Appuntamento alle 7.30 del mattino successivo dall'oculista.
Sempre in ospedale.
Confermerà, il medico specialista, che nell'episodio capitatomi, 
alla fine mi è andata bene.
Se con la stessa violenza avessi colpito pupilla o iride 
invece della sclera, 
avrei perso un occhio.
Ancora la sera chiudo gli occhi e rivivo quell'attimo.
In cui non sono morta. Non sarei morta. Ma avrei potuto ferirmi molto più gravemente.
E ancora immagino con terrore se fosse accaduto ad una delle mie bambine.
O ad uno dei tanti bimbi che, attratti dai colori delle collanine esposte,
gironzolava intorno a quell'espositore.
E così tanto mi sono raccomandata quel giorno con le ragazze.
E così tante volte ho detto loro di allontanarsi da quell'espositore.
Concentrata nell'osservare loro e nel prevenire che potesse accadere qualcosa, 
mi sono ferita io.



Perché vi racconto questo episodio?
Perché credo che ci vuole un attimo a farsi male.
A trasformare una giornata serena,
in una corsa al primo Pronto Soccorso.
Lo so bene io.
Lo sappiamo bene tutti.
Per superficialità. Per stanchezza.
O solo perché ci sono oggetti pericolosi che aspettano di mietere vittime.
Ma è un attimo scrivere una breve testimonianza.
E magari fare attenzione.
In effetti sto osservando e la maggior parte degli espositori,
è in regola e aggiornato con le recenti normative.
Ho scoperto che in molti, prima di me, ci hanno lasciato un occhio.
Per distrazione. Per disattenzione.
Ma fondamentalmente anche per pericolosità di quel gancio.
A punta.
Quelli nuovi, come da foto, sono sicuri e se anche li avessi colpiti,
non mi sarei fatta proprio nulla.
Inoltre credo che in quei momenti serva mantenere la calma.
E con obiettività giudicare la situazione.
Una specie di triage che solo noi siamo in grado di stabilire.




E vorrei davvero sottolineare l'efficienza del Pronto Soccorso
dell'Ospedale Sant'Antonio di Cantù.
Mi hanno veramente accolta. Con quest'occhio pieno di sangue.
Da sola. Con il cuore che batteva forte dalla paura.
Mi hanno visitata subito. Mi hanno tranquillizzata.
Mi hanno chiesto il livello di dolore.
Se ritenessi di poter aspettare.
Mi hanno spiegato che non c'era un oculista
ma che un dottore mi avrebbe visitata
e in base alla sua opinione avrebbero deciso cosa fare.
Mi hanno dato un foglietto con un numero. 
In sala d'attesa ho atteso. In silenzio.
Tra gente che brontolava. Insultava. Si arrabbiava. Arrivava. Se ne andava.
Sono arrivati 3 bimbi.
Sono arrivate due ambulanze.
Ho atteso.
Osservando con quanta pazienza e dedizione
tutto il team del Pronto Soccorso ha gestito in quelle tre ore
tutte le emergenze e le situazioni e le persone.
Alcune gentili.
Altre maleducate ed arroganti.
Chiamano il mio nome.
La dottoressa è calma. Concentrata.
Mi fa domande e scrive.
Mi guarda.
Dice all'infermiere di lavarmi l'occhio.
Nelle stanze accanto altri medici e altri infermieri gestiscono altri pazienti.
Mi dice che mi avrebbe fatto l'esame con la fluoresceina.
E che se non avesse evidenziato lesioni all'iride o alla pupilla,
mi avrebbe rimandato alla collega oculista la mattina successiva. 
Che la sclera era insanguinata ma che era normale considerando la contusione.
Che era normale non ci vedessi nitido.
E che mi facesse male!
Ma che a quel punto qualche ora fino al mattino non avrebbero cambiato nulla.
La mattina mi reco con l'urgenza e mi danno un altro foglietto con il mio turno.
Funziona tutto molto bene il sistema.
Mi spiace sentire e leggere spesso di esperienze negative.
Voglio lasciare la mia, positiva. Davvero.


Grazie Pronto Soccorso di Cantù.
Grazie all'ambulatorio oculistico.
Ai medici ed agli infermieri tutti.
Come sto? Meglio. Credo. Avrò altri controlli. 
M come Mai dimenticarsi che a piovere e a morire non ci vuole niente!
Ma pure a farsi a male!
Mi raccomando, non fate come Me!
Cercate di rilassarvi.
Di non accumulare troppa stanchezza.
Di prendere queste lunghe giornate di estate con meno stress.
La mente ed il corpo hanno bisogno di respiri lenti.
Di lasciare andare.
Per potersi ossigenare e vedere le cose e vivere gli episodi della vita,
con più vividezza.



Buon Mercoledì,
da M as me!

Lightonthepage.com

mercoledì 10 giugno 2015

M come Mondo! M come Milano! Expo2015



M come Mercoledì 10 giugno!
M come Milano!
M come Mondiale.
Oggi vi racconto in breve la mia esperienza ad Expo.

Avvenuta domenica scorsa.
Con le mie bambine.
L'evento è di grandissima portata.
E' l'Esposizione Universale che Milano ha l'onore di ospitare 
dal primo maggio al 31 ottobre 2015.
Il titolo è "Nutrire il pianeta. Energia per la vita".



I paesi presenti (145) ci mostrano il meglio delle loro tecnologie 
e ci faranno assaggiare la loro cucina, 
i loro prodotti e conoscere le loro danze, la loro cultura... 
insomma, il loro paese!

Foto Marina M.

Si ha la possibilità di girare il mondo.
In una Expo!
Un'occasione unica e davvero a due passi da noi.


Io avevo acquistato i biglietti in anticipo.
Ho scelto di andare in auto, ho preso l'autostrada dei Laghi (A9).
Direzione Milano.
I parcheggi a disposizione della manifestazione sono molto e ben indicati con cartelli grandi.
Io ho scelto quello di Fiera Milano. Per il quale non era necessaria prenotazione.
 Proseguendo diritta sull'autostrada, 
sono uscita propri all'ingresso Fiera Milano 
dove è situato il parcheggio. In una mezz'oretta da Cantù siamo arrivati.
Per tutto il giorno la tariffa è di 16 euro.
Una comoda navetta gratuita (autobus con accesso anche a passeggini e carrozzine) 
con fermata a due passi direttamente nel parcheggio, 
ci ha portato all'ingresso Ovest Fiorenza 
dove c'è anche la fermata della Metropolitana Rho Fiera.
Pur avendo il biglietto, se avete bambini non paganti (0-3), 
non dimenticate di passare in biglietteria per ritirare l'ingresso comunque.
Superate le biglietterie e il controllo di sicurezza 
(se avete passeggini o bimbi piccoli o se siete disabili o anziani, ci sono passaggi riservati), 
si attraversa un grande ponte e ci si ritrova davanti alla via principale: 
il Decumano.

Questa via, chiamata così dai progettisti ispirati alla struttura delle città romane, 
si estende per un chilometro e mezzo da ovest a est.
Troverete ai lati i vari padiglioni. 
Alcuni paesi (circa 60) hanno il loro proprio padiglione nazionale esclusivo.
Altri sono raggruppati in base alle produzioni comuni in padiglioni chiamati "Cluster".
Mi è piaciuto molto quello del cioccolato e del caffè!
L'asse del Decumano si incrocia con la via denominata Cardo
lunga 350 metri, va da nord a sud 
e ospita il Sito Espositivo del paese ospitante la mostra internazionale, 
e cioè la nostra Italia.
Al centro dell'incrocio tra Cardo e Decumano troviamo Piazza Italia.
La principale dell'Expo. 
In cui simbolicamente l'Italia incontra il resto del mondo!

Foto Marina M.

Si trova l'albero della vita e il Palazzo Italia.
L'impressione è molto bella. Da subito.
Tutto è studiato e organizzato in ogni minimo particolare e dettaglio.

Molti i bagni (accessibili a tutti) ed i servizi cambio bimbi con fasciatoi e spazi riservati.
Semplice orientarsi.
Tantissime le offerte di cibo. Ovviamente.
Dai vari camioncini dello Street Food 
che offrono patate fritte del Belgio 
o pizza fritta napoletana, pancakes americani o tramezzini stellati Michelin 
e altra ampissima scelta mondiale.
Ai ristoranti dei vari stati, a quelli tipici regionali.
Nessuno rimarrà deluso. 
Ce n'è davvero per tutti e per tutti i gusti!




Dislocate ovunque troverete le colonnine che distribuiscono l'acqua.
Sia naturale che frizzante.
Portate un paio di bottigliette vuote e a costo zero potrete riempirle appena le consumerete.
Molta anche l'offerta di gelati, granite, piadine, baguette, 
croque monsieur, waffles, cioccolate, caffè, hummus, piadine, sushi.
Chi più ne ha ne metta!
Notevole il presidio Slow Food con tante botteghe 
che offrono il meglio della loro selezionata produzione. 
Noi qui abbiamo bevuto un calice di vino, 
assaggiato 4 formaggi a latte crudo di diversa provenienza 
accompagnati da crackers di cereali integrali.
Ma tante sono le opportunità.
Basta essere disponibili ad assaggiare ed ascoltare cosa 
e perché quei cibi rappresentano la loro filosofia.



Visitare tutti i padiglioni per noi sarebbe stato impossibile.
Abbiamo camminato 15 chilometri.

Foto Marina M.
Entrati nei padiglioni di 
Angola, Brasile, Vietnam. Kazakhstan, Cina, Russia, 
Stati Uniti d'America, Italia, Giappone, Israele.
Siamo andati al padiglione Alitali-Ethiad 
(dove c'è un simulatore di volo e si può visitare 
l'interno delle nuove cabine First Class degli aeromobili della compagnia).
E siamo stati ospiti nella tenda di Save The Children 
dove abbiamo conosciuto realtà difficili che è indispensabile sostenere 
ed incontrare e fare la differenza affinché tutti possano 
avere accesso a cibo ed acqua. 
C'è un pozzo e la possibilità di firmare una petizione
 attraverso dei braccialetti con il nome simbolico di alcuni bimbi dal mondo.



Non abbiamo potuto evitare il bellissimo Children's park dedicato a bimbi e ragazzi.
Dove giochi ed attività sono stati studiati a tema Expo proprio per loro.
Ci è piaciuto davvero tanto.
Il tempo scorre veloce una volta entrati.
Ad ogni bimbo all'ingresso viene consegnato un braccialetto su cui si scriverà 
il numero di telefono dei genitori 
così che in caso si dovessero smarrire, i tantissimi volontari e non in divisa EXPO che girano per Cardo e Decumano e nei padiglioni, possano facilmente aiutarli a ritrovare la propria famiglia! 
La gente è davvero tanta.
L'attesa per l'ingresso ad alcuni padiglioni è di 90 minuti circa.
Alcuni prevedono accesso rapido se si hanno bimbi piccoli o particolari problemi di salute o disabilità.
Moltissime persone scelgono di noleggiare delle sedie a rotelle con manubrio e batteria.
Si cammina davvero tanto.
Scarpe comode per tutti!
E sorriso.
Voglia di scoprire e di vivere questa Expo internazionale di Milano.
M come Milano. M come Mondiale!
Expo2015.



Non perdetevi questa enorme occasione e grande privilegio che ci sono offerti!
Io ci sono già ritornata.
E ci ritornerò ancora.
Potrei raccontare e molto. Tutto mi è piaciuto. Tutti i paesi visitati.
Chiedetemi se necessitate altre informazioni.
E' bella.
E' universale.
E' meravigliosa.
E' energia.
E' Expo 2015!
Siamo energia.
Conosciamo. Impariamo. Nutriamo noi stessi e il nostro pianeta!
Siamo Expo!

Buon Mercoledì,
con M as Me!





mercoledì 3 giugno 2015

M come Mercoledì e questa moda...


M come Mercoledì e questa moda dei "Tag"!

Che continuo a non comprendere.
Ma che continua ad andare per la maggiore 
su tutti i muri e i giochi e le vetrine della nostra città.
Ripropongo il mio articolo in merito alle scritte.
E allego le foto delle recentissime scritte apparse in città.
Perché?
Davvero, perché?
Non sono disegni.



Ho letto e mi sono informata in merito ai Tag 
(così si chiamano queste firme per definire un proprio territorio).
Ma non riesco a trovarne un significato che ne giustifichi il proliferare.
Sarò fuori moda.
Sarà che dedicare un altro mercoledì a questo fenomeno mi mette un po' di desolazione.
Ma vorrei una risposta.
Ecco le foto.





Cosa mi rappresentano quelle scritte?
E continuano a farne di nuove.

Ecco l'articolo.
Modificato.
Più duro.
Più arrabbiato.

"M come Me lo potete spiegare?"

Sarà che, probabilmente, mi separano trent’anni dagli autori.
Sarà che mi piace l’arte e in questo caso io non ci trovi nulla, 
ma proprio nulla, di artistico.
(Altro discorso sarebbe per i graffiti o i murales)
Sarà che ho provato a trovare delle definizioni diplomatiche, 
ma alla fine l’unica parola che trovo consone sia 
atto vandalico.
Sarà che a me che Mary ami Anto e che Ale voglia bene a Sara non mi interessi proprio nulla e che soprattutto le parolacce viste e lette forzatamente inoltre, mi disturbino moltissimo;
sarà che faccio addirittura fatica a leggere quelle firme lasciate ovunque: 
ma io vorrei che qualcuno mi spiegasse 
cosa possa spingere delle persone a scrivere sui giochi, 
sulle panchine, sui cartelli stradali, sulle saracinesche, 
sulle vetrine e sui muri tutte quelle parole!

No, davvero, me lo potete spiegare?
Nomi. Firme (i famosi Tag). Date. Parole e parolacce.
Così, per imbrattare un cartello e uno scivolo e un muro.
Così, tanto per rendere una città già in decadenza, 
addirittura fatiscente.
Perché così, la città già poco rispettata, possa risultare ancora più desolata e deturpata.
Così, per marchiare un territorio (per chi? e per cosa?) lasciando la propria firma spesso illeggibile.
Chi non ha nulla da fare di più divertente che lasciare messaggi senza nemmeno un grande senso, o un tag, praticamente ovunque?
Non sono scritte romantiche. 
Non sono scritte sagge o polemiche. No.
Non sono firme di protesta.
Non sono messaggi alla popolazione.
E nemmeno di ispirazione.
È una scritta. Un segno. Un qualcosa che davvero semplicemente rovina il poco bello che ci rimane. 
E dona l'idea di sporco e di degrado.
Almeno valesse imbrattare una parete della casetta del parco per lasciare un messaggio di qualsiasi natura. Con un senso.
Le trovo proprio antiestetiche. Brutte. Di cattivo gusto. 
Queste (o questi?) Tag.
Simbolo di mancanza di senso civico. Di maleducazione.
Incomprensibile atto di estrema inciviltà è pasticciare qualsiasi cosa ci capiti davanti con la vernice spray.
Altrettanto incomprensibile come per anni siano rimaste lì, quelle scritte.
Senza che nessuno le pulisse. Quasi ad autorizzare altri a fare lo stesso.
Tanto dei bambini e dei cittadini tutti, chissenefrega.
Si abitueranno al brutto. Al degrado. 
All’inciviltà come ben sopportata e soprattutto garantita.
Mi mette un’enorme tristezza girare per la città.
E vederla tutta imbrattata.

Vorrei davvero che qualcuno mi spiegasse due cose:

1. cosa può spingere un giovane a lasciare messaggi sui giochi (sulle panchine, castelli, scivoli, cestini, fontane) di un parco. 
E sui muri della città. Sui cartelli. Sulle vetrine.

2. cosa mi rappresentano tutti quegli scarabocchi

Pensavo... perché non si inventa una App e come con Foursquare si lasciano i segni ed i tag attraverso la tecnologia e i check in?
Una specie di tag virtuali.
Considerate l'idea. Fossi più tecnologica la produrrei io stessa.
Ringrazio fin d’ora se qualcuno mi risponderà.
E sperando che, se l’amministrazione provvederà alla pulizia o alla copertura di tali scritte, a nessuno più in un momento di noia, venga in mente di scambiare un gioco o un muro per un foglio o una tela!
Nel rispetto della liberà di espressione, troviamo davvero una soluzione che rispetti il diritto di una città a rimanere pulita e decorosa.
Ringrazio ed auguro un buon Mercoledì,
M as me!


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