venerdì 31 ottobre 2014

M come Mi porti al cimitero?

M come Mi porti al cimitero?
Mia figlia ha sei anni. Un mese fa più o meno mi ha chiesto, mentre tornavamo da scuola, se potessi portarla a fare un giro al cimitero. Io pensavo che nemmeno sapesse cosa fosse un cimitero.
Io almeno non ce l'ho mai portata. "Certo!". Ho risposto. "Perché no!".

Il tragitto da scuola a casa dura andando piano circa una decina di minuti. Ci teniamo per mano.
A volte corre avanti e poi mi raggiunge. Percorriamo un viale. Con marciapiedi ampi.
E giardini con molti alberi e aiuole verdi. Attraversiamo una piazza con due grandi fontane.
Dove non ci sono macchine. Se chiacchieriamo e raccogliamo qualche fiore e delle foglie, o ci distraiamo per qualche corsa o salto, ci impieghiamo anche mezz'ora.
Pensavo che la mia risposta sicura le bastasse.
Pensavo sbagliato.

"Mamma io vorrei portare dei fiori al cimitero a mia sorella Sofia."
Io ho imparato che i bambini sanno un sacco di cose.
E che anche noi quando eravamo bambini le sapevamo. Solo che poi crescendo, ce le siamo dimenticate. Le confondiamo. Le rielaboriamo. E forse, le complichiamo.

Nessuno è pronto ad affrontare una separazione definitiva da chi amiamo. 
Quando capita, e le cose ho imparato che accadono e sono casuali e non devono per forza avere un senso, ed è la morte parte della vita, e non è che non parlandone si rimaga immortali, si deve decidere cosa fare del corpo di chi amiamo.

Sofia, la mia secondogenita, è morta due giorni dopo la sua nascita a termine di gravidanza.
Io non ho mai pensato a cosa avrei fatto se questa questa ipotetica e assurda e disumana occasione mi si fosse presentata. Ma quel 30 aprile c'ho dovuto pensare. E dovetti decidere.
Mia figlia sarebbe stata cremata. Ne presi un'altra. Le sue ceneri sarebbero diventate vento e amore.
E non avrebbe avuto una lapide al cimitero. Vee aveva 3 anni. Aveva le sue certezze di bambina.
La sorella era diventata una fatina prima. La principessa Disney Sofia qualche mese dopo, quando la vide in tv. Un giorno è una santa. Un altro, una stella.
Ha però un'unica certezza: ha una sorella che si chiama Sofia. Ed è morta. 
Semplice e chiaro come solo i bambini sanno avere certe convinzioni.
E le sanno condividere con naturalezza.

Sofia sono i soffioni. Sofia fa magie e ci riempie i cuori di amore.
Che non vediamo. Ma che c'è sempre. 
Che ci fa piangere. Ma anche un sacco ridere.

I bambini permettono di pensare e di affrontare argomenti che ci fanno paura, ma che invece sono vita, con serenità.
Ci sedemmo sul bordo di una delle belle fontane.
C'era il sole. C'era il vento. Ispirata dal cuore.
Come quando sai che non hai molta scelta se non cercare di fare del tuo meglio, di dire ciò che ritieni sia meglio, di ricordare cose che hai dimenticato e di non deludere chi ha fiducia in te e si aspetta di andare a trovare sua sorella al cimitero dove in effetti sua sorella non c'è mai finita.

Iniziai. Senza sapere bene dove il mio discorso mi avrebbe portata e se Vee mi avesse compresa.

"Sai, ognuno di noi nasce un giorno dalla pancia di una mamma. E non sappiamo quale sia quel giorno. E chi sia la nostra mamma. Ma da quel preciso istante, quel piccolo bambino o bambina con il suo cuoricino, non si ricorderà più perché sia nato. E tutto ciò che aveva vissuto prima, il tempo nel mare della pancia della mamma o il tempo prima di entrare nella pancia, viene dimenticato. Completamente!
Quando siamo bambini qualche bambino si ricorda qualche cosa di quel tempo prima di nascere. Come quando mi hai detto che Sofia non sarebbe rimasta ma un'altra sorella invece si.
E che tu e le tue sorelle mi avete scelta. E vi facevo troppo ridere. Tu te le ricordavi bene queste cose.

Una volta che nasciamo con un nuovo cuore, nasciamo con una nuova vita da vivere. Una nuova storia. E nessuno di noi sa quanto ci serve per vivere questa vita.
O quanto possa durare la nostra storia.

O cosa succederà mentre vivremo la nostra storia. O cosa ci è successo prima. O quando questa storia e questa vita finiranno. 
E quando questo nostro unico e preciso cuore avrà finito il suo compito e non ci servirà più.
A qualcuno serve molto tempo. Ad altri ne serve meno. A Sofia ne è bastato proprio poco. A noi manca proprio tanto. Ma la vita era la sua.
La storia era la sua. Il cuore era il suo.
E noi non possiamo sapere perché a lei ne è bastato così poco di tempo per vivere quella sua vita. Possiamo però ritenerci davvero fortunati ad averla incontrata.
Così pensa che bello Vee, lei è stata protagonista della nostra storia, e noi della sua! E possiamo continuare a raccontare di lei!

Una volta che la nostra vita e la nostra storia finiscono, il nostro cuore smette di battere e il corpo dove abbiamo vissuto, un po' come la pancia della mamma prima e i luoghi dove abbiamo vissuto ancora prima, non ci serve più. A Sofia il suo corpicino non serviva più. Lei è nata. Ha vissuto la sua vita ed è stata protagonista della sua storia. Ed è morta. Quel giorno di aprile che ogni tanto mi chiedi di raccontarti, era un giorno di sole. C'erano un sacco di soffioni nel parco dell'ospedale dove è nata. Ti ricordi Vee? Quanti ne abbiamo fatti volare! Quel giorno io e te e papà abbiamo dovuto decidere cosa fare di quel corpicino che a Sofia non serviva più. E che come le foglie o i fiori o le stelle si sarebbe trasformato.

Come i dandelions. Che sono semi. Che sono erba. Poi fiori gialli. Che seccano. Muoiono. Diventano soffioni. Volano. Poi semi. Poi volano di nuovo e poi ritornano nel terreno. Per far crescere altra erba, e fiori e piante. E sono vita. E sono morte. 
E sono perenne trasformazione.

Quando la storia di qualcuno finisce, chi gli ha voluto bene deve scegliere dove sistemare il corpo con cui ha vissuto la sua vita. A lui non serve più. Per cui decideranno di fare ciò che far stare meglio loro. Che sicuramente soffrono perché la storia con quella persona è finita e sentiranno la sua mancanza. E vorranno ricordarla.
Qualcuno decide di affidare il corpo di chi ama alla terra. E ci sono dei luoghi curati e protetti che sono appunto i cimiteri dove chi sceglie di voler ricordare le persone che si amano così, si reca a portare fiori e a trovare un po' di consolazione. Al cimitero ci sono tante lapidi che ricordano che le persone che abbiamo amato sono vissute. Ci sono i loro nomi. E le date dell'inizio e della fine della loro storia. E lì sotto, nel terreno, i loro corpi o le loro ceneri, che si consumeranno e poi non ci saranno più. Tanto a loro mica servono più.
Il cimitero è uno dei luoghi dove le persone decidono di ricordare le persone che sono morte e a cui hanno voluto bene.

Qualcuno decide di trasformare invece il corpo di chi ama in polvere. Che è aria.
Un po' come quando entra il sole dalle finestre e vedi tutti quei puntini che volano e si muovono veloci. Ecco, la polvere è parte dell'aria. E' energia. E' nel vento. E' nei raggi del sole. E' nei nostri movimenti che se ci muoviamo lei va più veloce. E ci fa sorridere.

Ecco, quel giorno io e te e Papà abbiamo deciso che Sofia sarebbe diventata aria e avrebbe nutrito i campi e i prati spargendo semi e facendo volare farfalle.
Era primavera e i primi fiori sbocciavano e coloravano il mondo. Sofia sarebbe stata ovunque ci fossero colori, vento, sole e pioggia e soffioni e amore. E insetti.

Così, invece che scegliere un posto in un cimitero e andare a trovarla sempre lì, l'avremmo trovata e salutata ogni volta che un soffio di vento come oggi ci sposta i capelli o quando raccogliamo un soffione e spargiamo i suoi semi. E la luce per lei, le stelle la sera nel cielo. O la candela che profuma la casa. Le onde del mare e le nuvole.

A noi tre, dopo che ne abbiamo parlato, faceva stare bene pensare di trasformare il corpo che a Sofia non serviva più, in qualcosa di meraviglioso, invisibile, magico e poderoso.

Noi abbiamo deciso che Sofia l'avremmo ricordata un po' ovunque. E la sua storia l'avremmo raccontata noi. Della primavera che ce l'ha portata. E dell'inverno che l'ha nutrita e fatta crescere. E l'estate che non ha mai vissuto. E del suo anno. E del nostro amore.

E del suo librino piccino e prezioso che racconta di lei. E delle pagine del nostro libro che raccontano anche di lei.
Quel giorno non ti ricordi, ma sono volati tantissimi palloncini bianchi e rosa nel cielo.
E moltissimi soffioni. C'era l'invasione dei soffioni il giorno che abbiamo affidato il corpicino di Sofia ad un signore che fa questo di mestiere.
Lui trasforma in cenere i corpi delle persone a cui non servono più i loro corpi, perché la loro storia si è conclusa, e per permettere ai palloncini e ai soffioni e alle bolle di sapone di volare e far sorridere i bambini, o a restituire la cenere che poi gli amici, e le persone che piangeranno la mancanza dei loro cari, decideranno di deporre o sistemare al cimitero o ovunque doni loro pace. E non farli piangere più. O un pochino meno.

Come fa questo signore a trasformare un corpo?
Ti spiego anche questo. C'è un posto, un palazzo con uffici e stanze, dove c'è anche una macchina che prende i corpi che non hanno più vita e il cui cuore non batte più, e con tanto calore e tanta luce li trasformano in cenere. In polvere. Un po' come quando metti un pezzo di legno sul fuoco e il calore e la luce lo consumano, e poi il giorno dopo nel camino trovi la cenere. Noi la prendiamo e la soffiamo. O la mettiamo sotto gli alberi del giardino, per nutrire le piante. Vedi, con i nostri corpi che hanno finito la loro vita facciamo un po' come la natura ci ha insegnato di fare da sempre. E quante magie la natura ci offre. Pensa alla primavera, con tutti i suoi fiori. E poi l'estate con le ciliegie e le fragole. E l'autunno con zucche e foglie scricchiolose. E l'inverno silenzioso e freddo. Il fuoco. Il sole e la luna.

Tutto il mondo è  in trasformazione continua. La nostra terra gira e l'universo si muove e si modifica. Così lo è anche la nostra vita. Noi siamo parte di questo splendido e magico universo. Che vive e non si ferma mai.

Sofia e tutte le persone che hanno finito di vivere la loro vita e sono morte, non le troviamo al cimitero o in un luogo preciso, si sono trasformate. A noi rimane il corpo di queste persone. Ma senza energia. Senza funzionalità. Noi non sappiamo dove siano andati o in cosa si siano trasformati quando hanno lasciato il loro corpo, ma è bello poter immaginare che siano dove ci piace e ci far stare bene pensare che siano.

"Mamma tu dove pensi che sia adesso Sofia?". "Vediamo, io credo che adesso sia questo vento gelido e che ci stia dicendo di correre a casa altrimenti se chiacchieriamo ancora un po' congeliamo!".
"Io no. Io credo che sia l'aria che ha fatto volare il soffione che ho raccolto prima. E che adesso ne devo raccogliere altri così anche Olivia capisce che Sofia è invisibile ma fa si che succedano un sacco di cose magiche!"
Al cimitero ce l'ho portata la mia seienne. Siamo andate a scegliere un vaso di fiori, quello che più le piaceva. Lo abbiamo portato ai miei nonni che sono sepolti in un cimitero piccolo, con vista lago, con viali alberati e lapidi e tombe antiche. Io e Vee abbiamo camminato sulla ghiaia e il rumore dei nostri passi si confondeva con quello del vento che muoveva le foglie e le faceva cadere dagli alberi. Abbiamo letto nomi e date. Abbiamo lasciato i fiori che come ha detto Vee servivano a fare piacere alla sua di nonna, perché avevamo pensato alla sua mamma e al suo papà.

Perché ai morti i fiori non servono. Ma a noi sì perché così non ce li dimentichiamo e ce li ricordiamo e possiamo far finta di salutarli. Perché magari ci sentono. E continuano a trasformarsi. E fare magie.

Casa nostra è sempre piena di fiori. Che non sono Sofia. Ma che visto che sono per noi, per farci sentire bene, almeno ci colorano la casa e ci ricordano che tutto nasce, vive e muore.
E che la vita è trasformazione. Movimento. Vitalità. La morte è parte di questa evoluzione.
La storia di ognuno di noi è un libro che scopriamo mentre lo leggiamo.
E che quando non ci saranno più pagine qualcuno che ci ha amato conserverà come più farà loro piacere. E donerà loro consolazione. E serenità. Rileggerlo. Riviverlo.

Che in questi giorni ma anche ogni giorno, la visione umanista della morte, o quella della vostra fede, o l'interpretazione che più vi fa stare meglio, possa riempirvi il cuore di amore e sentire questo amore come un abbraccio e come un'unione che non si spezza con la morte, ma che continua con la vita. In una eterna trasformazione. In un continuo incrocio di vite e di storie. In questo infinito universo. Che è ciò che vogliamo che sia. Basta crederci. E non smettere di amare. Mai.



Con affetto e sim-patia (provare emozioni insieme), 
M as Me





Foto Stefano Cracco

Immagine Aris Blog

12 commenti:

  1. Ogni volta che vedrò un soffione penserò alla vostra Sofia. E a queste parole bellissime che hai scelto per la tua seienne.
    squa, commossa, ti abbraccia molto forte

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    1. Grazie Squa! Grazie. Sofia che è nata senza respiro e che non ha mai potuto soffiare un dandelion, ha fatto in modo che molto persone potessero fare la magia anche per lei e far volare i semi dei soffioni. E farle fermare un istante a prendere respiro. E realizzare di quanto, poter far volare un soffione, sia meraviglioso! Che bello che penserai a Sofia! Grazie!
      Non ne avevo altre di parole per la mia seienne. La tua semplice e sentita empatia commuove Me. Grazie. So che la compassione (che è una dote rara e preziosa) non è mai casuale. Credo tu sia speciale e Me ti abbraccia molto forte. Grazie davvero.

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  2. Che parole meravigliose e profonde. Sei davvero una grande mamma e una grande persona. Le tue figlie sono fortunate!

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    1. Silvia grazie! Grazie veramente. Io lo spero di essere una buona mamma per le mie figlie. Cerco di fare del mio meglio. Mi sento spesso imperfetta ed inadatta al mio ruolo. Essere genitori è davvero un continuo imparare. E crescere con loro. Mica facile. Uno ci prova! Ed ama incondizionatamente. Un abbraccio forte. Anche le tue di Bimbe sono molto fortunate ad avere te come Mamma! Bacetti per loro!

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  3. Vorrei solo dirti grazie...
    Per le tue parole, per i tuoi pensieri e per le tue spiegazioni.
    Sei una buona madre. Io la mia piccola la porto spesso al cimitero a trovare la sorellina Matilde. Un grande abbraccio

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    1. Marica D ciao! Un abbraccio stretto a te, Mamma dolce. Mi spiace per la tua Matilde. In quei momenti, e tu sicuramente mi capisci, cerchi di fare la scelta che ritieni più opportuna. Non ti lasciano molto tempo per riflettere. Ogni tanto mi manca sai una lapide da accudire. Dove portare dei fiori e leggere il nome di mia figlia. Ogni tanto la vorrei avere per fare sapere che ho una figlia che è nata ed è morta e che invece che portare a scuola vado a trovare al cimitero. Ma scelsi diversamente. Credo che ogni Mamma a cui muoia un figlio debba trovare il suo equilibrio ed un punto di accettazione. Ti immagino con la sorellina di Matilde mentre la andate a trovare e ricordare al cimitero. E' anche questo un modo di portarle rispetto e di continuare ad amarla. La cura e l'amore nel tenere il posto dove è sepolto il suo corpicino, è un modo per trovare conforto e sicurezza. Ti abbraccio davvero forte forte. A volte penso sia ingiusto. Altre ringrazio per almeno averla avuta e incontrata anche se per poco la mia piccola bambina. Sempre le ameremo. E questo conta! Bacetto alla sorellina di Matilde. Uno nel vento per Matilde. E uno per te Mamma Marica D. Grazie. Grazie per il tuo affetto e la tua testimonianza!

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  4. ...zio occhi lucidi...vi voglio bene!

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    1. Zio Occhi lucidi... quanto avrei semplicemente voluto che Sofia sopravvivesse! Per lei, per tutti noi e per chi tanto la ama. Ci mancherà sempre sapere il suono della sua risata, il colore dei suoi occhi e il potercela coccolare. Ma di una cosa avremo sempre la certezza: l'abbiamo tanto amata e tanto desiderata e tanto tifato per lei! Non avremo mai nessun dubbio: la vita ce l'ha concessa e ce l'ha donato. E come ho detto a Vittoria a noi non resta che il privilegio di averla avuta, anche se per poco. Speciale e meravigliosa come la sua storia d'amore! Ti abbraccio forte. E ti ringrazio. Sarai zio Mimi anche di Sofia! E ti avrebbe adorato come le altre due donzelle delle tue nipotine!
      Ti amo fratello,
      M

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  5. Negli ultimi 3 mesi vado a letto von la speranza di scoprire al mattini che tutto questo era un brutto sogno, un incubo.

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    1. Marica cara... leggo solo ora il tuo commento.
      Sai per me sono passati tre anni e mezzo, eppure ogni sera mi addormento con gli occhi pieni di lacrime. Non ho mai smesso. Ed ogni sera mi domando se sia davvero stato possibile che tutto ciò sia successo veramente.
      Ti capisco e ti abbraccio forte!
      Il tempo permetterà di ricominciare a sorridere. Il tempo ci permetterà di trovare un modo per continuare ad amare!
      Oltre la morte, e di includere chi ci manca così tanto nel nostro vivere e non sopravvivere.
      Ed ogni gesto e ogni minuto sarà anche per loro!
      Forza!
      Marina M.

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  6. Mi verrebbe da dire: M come mi è venuto il magone!!!!!
    Spesso mi chiedo dove e come noi mamme troviamo la forza, il modo e le parole giuste per "uscire" da situazioni per noi difficili...e credo che l'unica risposta che da sempre ho trovato è solo e semplicemente l'amore!!!!
    Non ho mai avuto il piacere di conoscerti di persona, di te ricordo la tua e la mia Olivia "incrociate" da questo nome poco flazionato...
    mentre leggevo pensavo a voi due cosi vicine e lei così attenta ad ascoltarti, ma soprattutto all'enorme percorso che tu, MAMMA, hai dovuto affrontare per te stessa e per la tua famiglia.
    Non posso sapere cosa si prova ma sono sicura che tu hai fatto un gran bel lavoro e che anche la tua Sofia è orgogliosa di te! continua a respirare questa aria di amore che c'è in casa insieme anche a Sofia e sicuramente la sentirete sempre vicina!
    ti abbraccio e GRAZIE per quello che hai voluto raccontare di voi!

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  7. Mi verrebbe da dire: M come mi è venuto il magone!!!!!
    Spesso mi chiedo dove e come noi mamme troviamo la forza, il modo e le parole giuste per "uscire" da situazioni per noi difficili...e credo che l'unica risposta che da sempre ho trovato è solo e semplicemente l'amore!!!!
    Non ho mai avuto il piacere di conoscerti di persona, di te ricordo la tua e la mia Olivia "incrociate" da questo nome poco flazionato...
    mentre leggevo pensavo a voi due cosi vicine e lei così attenta ad ascoltarti, ma soprattutto all'enorme percorso che tu, MAMMA, hai dovuto affrontare per te stessa e per la tua famiglia.
    Non posso sapere cosa si prova ma sono sicura che tu hai fatto un gran bel lavoro e che anche la tua Sofia è orgogliosa di te! continua a respirare questa aria di amore che c'è in casa insieme anche a Sofia e sicuramente la sentirete sempre vicina!
    ti abbraccio e GRAZIE per quello che hai voluto raccontare di voi!

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