M come Me lo sentivo.
Io al supermercato meglio che non ci vada. Preferisco fare la spesa in centro.
Ma avendo necessità urgente di alcuni articoli ed il camion giallo col pomodoro previsto solo dopo due giorni, decido di recarmi al Centro Commerciale con la Sedicimesenne. Non avrei perso tempo tra le corsie. Entro.
Recupero le emergenze. Tutte impilate tra spalle e braccia.
E già questo sarebbe stato sufficiente per la nomination a furba del mese del reparto salami (salumi). Un cestino con le rotelle? Ma io #celapossofare.
Tutto fila liscio. Vado in cassa. Ovvio non mi serve il sacchetto e non ho la tessera.
Passo indenne anche questo ostacolo e con fare deciso varco la porta dell’uscita. Mi dirigo alla macchina.
Sento qualcuno che chiama “Signorina! “. Non mi giro.
Oramai oltre a darmi del lei, mi becco pure della signora.
“Signorina!”. Saranno state le All Star borchiate. I jeans.
O il capello fresco di messa in piega (dietro liceo davanti museo).
Sta di fatto la signora ce l’aveva con Me.
Sfodero il sorriso di chi ha iniziato la giornata per il meglio e si è presa della signorina a 40 anni.
Ignara chiaramente di quello che l’aspettava.
“Signorina mi può aiutare?”.
“Certo, se posso”.
Sempre in equilibrio con pacco pannolini e ed O sull’anca e due bottiglie di tè in vetro, il mio preferito al quale non ho potuto resistere, mi metto in ascolto.
“Signorina non trovo la macchina” mi viene detto in evidente e marcato dialetto brianzolo con accento tipico canturino.
Io, col mio italiano e senza poter utilizzare il mio dialetto scolastico ormai polveroso da quando sono morti i nonni, avrei voluto dire e sottolineare alla signora che probabilmente, come spesso capita, non ci si ricorda dove la si è parcheggiata.
Ma la signora mi dà convinta di nuovo della signorina e insiste che non trova la sua macchina, pertanto sfodero un più ruffiano e diplomatico:
“Pensa gliel’abbiano rubata, Signora? (Come no?!!?). Non si agiti che risolviamo”.
“Signorina era una Seicento grigia metallizzata targata XY”.
Caspita sa pure la targa e non si ricorda dove l’ha parcheggiata. Andiamo bene.
Guardo veloce tra le macchine. Ovvio tutte grigie (varie tonalità e bianche).
“Signora si ricorda da dove è entrata? Magari ha parcheggiato vicino all’ingresso che ha usato”.
Tra l ‘altro non c’era molta gente e molti posti erano vuoti.
“Signorina (ecco ormai sapevo che era un mero intercalare) mica me l’avranno rubata?”.
Ma anche no. Il mio era un pour parler per non dirle spudoratamente che non si ricordava dove l’avesse messa ‘sta macchina. Ma se la macchina avesse avuto un quarto dell’età della signora, avrebbe sicuramente vent’anni.
Acceno a un “Tutto può essere, ma penso di no. Proviamo a cercarla.” Ecco.
La signora da questo momento, offesa per la mia supposizione, non mi rivolgerà più la parola iniziando con Signorina. “Cosa dice? Ma le pare che io non sappia dove parcheggio la macchina?
Tutte le mattine vengo qui al bar per il caffè con le mie amiche”.
“No Signora, non mi permetterei mai. Mi scusi. Cercavo solo di trovare una soluzione. A me capita di dimenticarmi dove parcheggio”.
“A voi giovani capita. Mica a me.”
Anche questo “voi giovani” ha contribuito al plagio. Si sappia.
“Certo. (Come non le capita mai?!?!) Vuole che proviamo a chiedere alla guardia giurata che staziona all’ingresso se ha visto movimenti sospetti o una Seicento grigia metallizzata che vagava per il parcheggio”?
“Ecco vada a chiedere, vengo con lei”.
Insomma per farla breve la mia sosta e la mia permanenza nel parcheggio è durata più di mezz’ora con la signora ultraottantenne al seguito. Nel frattempo mia figlia si era scolata mezza bottiglia di tè.
Felice dei giri sull’anca della madre.
La guardia, più ortodossa di me ha sputato in faccia l’amara verità alla mia Signora.
“Ma la cerchi, non si ricorda sicuramente dove l’ha parcheggiata.
Quale Carabinieri! “.
Perfetto. Oramai c’era chi era odiato più di me.
Torno signorina e gentilmente quasi in lacrime, mi viene chiesto di girare per il parcheggio per trovare la Seicento.
La signora è offesa. Un po’ triste.
E le dico di aspettare che mi faccio una camminata.
Con figlia sempre sull’anca. E la spesa sottobraccio.
Nulla di fatto. Non c’è ombra della Seicento.
Nemmeno mezza. Torno dalla signora. Abbastanza delusa per non aver trovato la sua macchina e soprattutto per aver dubitato che si fosse solo dimenticata dove se l’era parcheggiata.
Pure io che dubito di una nonnina. Che si ricorda pure la targa.
Io, per dire, quella della mia auto non la conosco.
“Signora ci pensi bene, di solito dove la parcheggia?”. Ricominciamo.
“Signorina, mi creda, sempre qui. Venga. Ho il tagliando arancio per mio marito, qui nello spazio giallo. La parcheggio sempre qui”. Ci rechiamo e nello spazio giallo e c’è una Micra di almeno un altro quarto dell’età della signora.
Vedo che le si illumina il viso. Sorride. Estrae le chiavi e le infila nella serratura. Sale. L’avvia.
Abbassa il finestrino: “Signorina grazie. Ha visto che non mi ero dimenticata dove l’avevo parcheggiata?”.
Oramai siamo amiche e mi permetto: “Sì ma questa non è una Seicento!”
“No. È la Micra di mia sorella. La mia Seicento è dal meccanico”.
No. Non #celapossofare. Mi ha fatto cercare per mezz’ora la Seicento scordandosi di essere uscita in Micra!
Se solo non mi fossi fatta plagiare dal Signorina! È stato quello che mi ha fregato.
E lei, ha fatto un po’ come uscire in Ferrari e cercare la Porche!
Peccato che l’abbia fatta cercare a me, la Porche!
Lezione assolutamente imparata: se qualcuno mi chiama signorina e parla il dialetto canturino al parcheggio del Bennet, non si sta ovviamente rivolgendo a Me!
Buon mercoledì!
“Em es mì”
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